Non conosce crisi il mercato italiano dell’usato a quattro ruote: tanto che nel 2018 più della metà delle vendite del settore automotive era di “seconda mano”. Parliamo di un campo che da lavoro a oltre 157mila aziende che operano nella compravendita e a circa 440mila addetti.
Per questo, al fine di aiutare gli acquirenti a scegliere la propria auto usata in maniera più consapevole, un team di ricerca del Politecnico di Torino ha messo a punto un algoritmo che permette di stabilire lo stato del veicolo preso in esame. A coordinare il progetto è Maurizio Galetto, docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino (DIGEP).
In pratica, l’algoritmo in questione consente di calcolare la percentuale di vita residua di un veicolo usato, sulla base di dati oggettivi. Una sorta di radiografia utile anche al fine di monitorare costantemente il mezzo. “Km percorsi, età del veicolo, ma anche lo stile di guida e il carico da stress a cui è stato sottoposto: sono alcuni esempi di variabili tenute in conto dall’algoritmo”, spiega Luca Mastrogiacomo, docente del DIGEP.
“Questo consente non solo di calcolare la durata residua di un veicolo usato al momento del suo acquisto, ma in prospettiva anche di trasformarlo in un dispositivo che, installato sulla vettura e collegato a un’ app, fornisce in tempo reale all’utilizzatore lo stato di usura, componente per componente, e di prevederne eventuali guasti consentendo di pianificare e ottimizzare la sua manutenzione”, conclude Mastrogiacomo.
L’algoritmo è già stato presentato al Parlamento Europeo, a cui l’Associazione italiana rivenditori veicoli d’occasione (AIRVO) ha chiesto un tavolo tecnico dedicato al comparto. Un’istanza già suffragata dall’eurodeputato Alberto Cirio: “Presenterò a Bruxelles una proposta di risoluzione affinché tra le iniziative a tutela del comparto e dei consumatori venga definito uno standard europeo per calcolare in modo scientifico la vita residua di un veicolo. L’algoritmo elaborato dal Politecnico di Torino può fare scuola in Europa”.
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